Sciopero dei professionisti, cosa si può fare e cosa no
Avvocati, commercialisti, consulenti e notai si sono dotati di codici di autoregolamentazione. E ci sono attività da garantire in ogni caso
Spesso annunciato, il più delle volte revocato in extremis come è successo la scorsa settimana per i commercialisti, lo sciopero per le libere professioni è uno strumento di difficile applicazione concreta, blandito come deterrente, ma che nei fatti può essere messo in atto a fatica. L’ultimo esempio riguarda appunto i commercialisti: annunciata una settimana – dal 15 al 22 settembre – di astensione dalle attività, lo sciopero è stato revocato dai sindacati dopo la promessa di un coinvolgimento al tavolo della riforma fiscale e la moratoria sui versamenti di agosto.
Sul fronte opposto si collocano gli avvocati, che più volte hanno davvero incrociato le braccia per mettere in risalto le vulnerabilità della macchina della giustizia. Per le altre categorie – notai per primi – venire meno a scadenze improrogabili, funzioni pubbliche e servizi essenziali senza far pagare il conto ai clienti è quasi impossibile. In teoria le regole esistono: avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro e notai hanno sottoscritto un Codice di autoregolamentazione sindacale, approvato poi dal Garante degli scioperi. Anche i notai, quindi, nonostante siano pubblici ufficiali, possono scioperare a determinate condizioni.
Il quadro normativo
Fonte: Il Sole 24 Ore